mercoledì 20 agosto 2014

Dritto al cuore


A fine maggio m'imbatto nella selezione per un'antologia a scopo benefico, scrivo un racconto, lo invio: così il mio Ormelie di Ravaldino è stato inserito tra le pagine di Dritto al Cuore. L'iniziativa, a cura di Igor De Amicis, Sira Terramano, Vincenzo Valeriani è pubblicata da Galaad Edizioni. Vanta una prefazione di Andrea G. Pinketts e all'interno si può trovare un racconto di Carlo Lucarelli (Questo cuore nero).
Il volume di quasi 150 pagine si propone come antologia del mistero, del grottesco e della follia. Il ricavato verrà devoluto al progetto “Mettici il cuore” dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
La raccolta è scandita da un centinaio di brevi racconti.
 
Vi si riconoscono, oltre a me, altri due romagnoli: Ferdinando Borroni (A Natale siamo tutti più buoni) ed Enrico Teodorani (Con la gentilezza si ottiene tutto). Se il primo vuole spiazzare con un'osservazione sulla “bontà” che da apparentemente morale diventa sensibile (il gusto), il secondo ripropone Durìn che risolve, a suo modo, una vicenda d'affitto altrui, con la pistola, ovviamente.
Il quadro di Sonia Tortora si tramuta, per la protagonista, da realtà dipinta a realtà vera mentre con ironia, Bruno Zaffoni, porta Il cappuccio rosso noto al mondo delle favole in commissariato.
Il piccolo lago di Lodovico Ferrari nasconde una creatura mostruosa malgrado l'apparente pace (messa in dubbio da qualche preavviso), al contrario La strage di Bruno Elpis muove da tinte fosche per sortire un esito ben diverso da quanto ci si aspetterebbe. Patrizia Benetti concentra l'attenzione sullo sguardo inquietante di una sorellina incendiaria (La Fattoria) e un compleanno importante è descritto da Alberto Cola (Poi passa), arricchito da varia umanità.
Altre decine di racconti sarebbero da citare, ma tanto vale acquistare il libro.
Sono storie che, sebbene non tutte risuonino sinistre, partono da un presupposto misterioso. Singolare per un'antologia benefica a favore di bambini.
Ma Sira Terramano, nell'introduzione spiega che destinatari del libro sono i “lettori accaniti di un genere che non ha età”. Più copie si vendono, infatti, più bambini si aiutano. Con questo spirito, Andrea G. Pinketts, nella prefazione, osserva che “se scrivi di cuore hai un fine, non una fine”.
Con Ormelie di Ravaldino ho immaginato che, nel prato adiacente alle carceri forlivesi, siano impresse delle impronte cantanti, definite per crasi semantica: “ormelie”. Che cos'hanno da cantare? Visto che si è vicini alle prigioni, il cantare è più che altro un parlare. Un parlare derivante dalle voci delle vittime di un efferato assassino di cui da tempo si sono perse le tracce.
In attesa che qualcuno, finalmente, si fermi ad ascoltare. 
Per saperne di più:

Umberto Pasqui

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